Il Ceppo AGI

Il 1950 è un anno da ricordare perché incomincia un’altra storia che si collegherà e fonderà dopo quasi 5 lustri con quella dello scoutismo: è quella del guidismo. I “quattro cardini” – così già le chiamavano negli anni immediatamente successivi alla fondazione – sono state: Mariuccia Lanzafame, Maria Luisa e Tatiana Zernetti, Gabriella Spanghero, prime capo squadriglia del futuro Reparto di guide “Santa Giovanna d’Arco”. Pronunciano la promessa il 5 febbraio 1950 nelle mani Laura Donneri, Capo Agi di Trieste e danno vita a quattro squadriglie: gli Scoiattoli, i Falchi, i Daini, e le Rondini. Ora fanno parte della grande famiglia delle guide che in Italia conta 3700 censite! Portano al collo il fazzoletto azzurro bordato esternamente di bianco che già contraddistingue il gruppo ASCI. Nessuna di loro, data l’età, può però assumersi la responsabilità di Capo Reparto ed allora, don Pino Deluisa, figura storica dello scoutismo locale, prende letteralmente al volo Dori Piccini chiedendole di entrare nell’avventura scout. La promessa di Dori viene celebrata nel gennaio del 1951 a Trieste nella cattedrale di San Giusto, e il reparto può incominciare ufficialmente le attività. Poiché già in quell’anno le guide sono 24, le quattro squadriglie vivono il campo estivo a Sappada, con Capo Campo Dori ed assistente don Romano Valle, incaricato dal parroco a seguire la nuova associazione femminile. A ruota, negli anni immediatamente successivi, “nascono” le Coccinelle e le Scolte. Le promesse delle prime 9 coccinelle vengono fatte nelle mani di Gabriella Spanghero – già aiutata da Luciana Ceriani – l’11 novembre del 1951; sul sentiero del prato per la loro crescita personale e comunitaria si sono incamminate: Marta Grossi, Anna Maria Gondolo, Vittoria Mancini, Manila Curci, Livia Tromba, Luisa Magris, Claudia Laurini, Luli Falzari, Edda Valenta.

A cinque mesi di distanza dall’apertura del cerchio di coccinelle – nel marzo 1952 – si apre il Fuoco delle Scolte; ormai il gruppo AGI Monfalcone I è al completo avendo tutte e tre le branche. Capo Gruppo e Capo Fuoco è Dori Piccini; le scolte per la verità sono contemporaneamente impegnate sui due fronti: la vita di Fuoco e quella delle Branche nelle cui unità, con vari ruoli, fanno servizio. Il problema più importante è quello di consolidare i loro ideali e la loro competenza per garantire l’esperienza scout alle coccinelle ed alle guide. Le unità richiedono il massimo del tempo e delle energie disponibili: riunioni di staff, di unità, di Fuoco, momenti di preghiera, oltre alle attività estive, accantonamento, campo e route scandiscono questi primi epici anni di guidismo. Nel suo formarsi il Ceppo ha fatto in modo di “meritare fiducia”. Ma c’è stato chi fin dall’inizio ha dato fiducia; come interpretare il regalo dell’allora mons. Foschian: le prime tende, le prime due tende Sirmione? Era qualcosa di più che una semplice attrezzatura da campo, ad esse seguirono la sede in via Sant’Ambrogio sotto l’attuale bar delle ACLI e fatto ben più prezioso la costante presenza dell’A.E., prima don Romano Valle e poi don Pino Deluisa. La cura della dimensione ecclesiale nella formazione ed il legame con l’Associazione nazionale sono stati elementi fondamentali – al di là delle intenzioni e dell’entusiasmo delle capo – per la continuità del Ceppo anche nei momenti più critici. Il Ceppo cittadino – già questo era un fatto nuovo in una chiesa ante Concilio Vaticano II ancora fortemente legata alla divisione territoriale in parrocchie – era presente in Duomo alla Messa domenicale, alle processioni, pur vivendo autonomamente momenti spirituali privilegiati come le Veglie d’armi, le giornate dello spirito, le veglie di Natale. Già nel ’53 le guide del reparto partecipavano alle “100 gare” indette a livello nazionale, portando a casa due targhe d’oro, due d’argento ed una di cuoio; nel ’57 il Fuoco partecipava a Colico alla Route nazionale. Il decennio 60-70 vede intensificarsi le occasioni di apertura, infatti le guide partecipavano nel luglio del 1965 con un reparto di formazione regionale al I Campo Nazionale AGI ai Prati di Tivo sotto il Gran Sasso.

In quegli anni, anche in concomitanza con l’istituzione della regione AGI Friuli-Venezia Giulia, autonoma dal Veneto, ci sono le situazioni propizie per dare una mano a far nascere le guide a Gemona, a Gorizia – “Notre Dame “, e “Sacro Cuore”, a Cervignano, a Staranzano e nel rione di Largo Isonzo “San Giuseppe”. Il Ceppo non ha una forte solidità di struttura, è sempre a corto di Capo: è da tener presente che il matrimonio chiude, per la quasi generalità delle ragazze, la fase scout della vita pur restando sempre legate tra di loro ed agli ideali del guidismo. Le risorse perciò non sono state nei grandi numeri, ma negli ideali della promessa scout resi concreti dalle persone che sapevano trovare il tempo per pregare insieme, per aiutare il prossimo per vivere a contatto con il creato. Non è un caso che in questo periodo riacquista peso e figura il Fuoco e il Noviziato grazie a Maria Teresa Persoglia ed a Maria Zanolla che avrà vari ruoli nei quadri provinciali e regionali dell’AGI, diventando, nel ’74, Responsabile Regionale dell’AGESCI e dall’83 all’89 prima Capo Guida e poi Presidente del Comitato Centrale dell’AGESCI. Nell’AGI si viveva con intensità l’impegno per costruire il proprio carattere, molta attenzione veniva data alle piccole cose, alle buone azioni, al pensiero degli altri prima e più che al proprio, ai gesti ed ai segni ed a tutte le esperienze che simbolicamente ci richiamavano al trascendente ed alla spiritualità: la Strada, il deserto, il cielo stellato, ma anche la sete, la fame, la fatica, la gioia. L’A.E. in comune con il gruppo maschile ed i “segni dei tempi” relativi al rapporto uomo-donna, al rapporto con la natura, all’impiego del tempo, al ruolo dei laici nella chiesa hanno fatto sì che i momenti di contatto tra l’AGI e l’ASCI locali fossero, per certi aspetti, antecedenti alla fusione delle due associazioni avvenuta a Roma il 4 maggio 1974.
Fin dagli anni ’60 i Capi ed i Rover affiancavano le Capo e le Scolte nell’impianto dei campi estivi, perché essi normalmente si avvicendavano sullo stesso terreno e due rover vivevano ai margini del campo come vigili sentinelle pronte ad ogni evenienza. Anche il saluto all’A.E. don Pino Deluisa, chiamato a fondare la nuova parrocchia di San Giuseppe in Largo Isonzo vede uniti scout e guide in un unico cerchio di riconoscenza e gioia. […]