La Fondazione

Nel lontano 1923, quando Monfalcone portava i segni visibili della distruzione materiale provocata dalla Grande Guerra e quelli non altrettanto visibili, ma laceranti della miseria nei rapporti umani e nella religiosità, l’idea di iniziare l’avventura scout con i ragazzi cominciò ad attuarsi grazie a Piero Visintini. Egli, impiegato al Cantiere Navale Triestino – oggi Fincantieri – aveva conosciuto lo scoutismo nautico a Venezia e nel Reparto scout di Muggia dove aveva vissuto con la famiglia prima del trasferimento a Monfalcone. Avendo intuito la grande potenzialità insita nel metodo come risposta al bisogno di formazione umana, sociale e religiosa, aveva voluto conoscere più direttamente il movimento attraverso i dirigenti nazionale ed i testi ufficiali come gli scritti di B.P. e le direttive ASCI 1922. Localmente l’iniziativa partì in sordina con un gruppo di ragazzi dagli otto ai quattordici anni, contattati tra i conoscenti e per strada, tra i più vivaci, ma anche tra i più abbandonati a se stessi nel rione di Panzano dove i padri Spagnoli reggevano il santuario della Marcelliana come curazia di Sant’Ambrogio. Così, con l’appoggio morale e materiale del Padre Superiore Angelo Viyuela e di monsignor Mazzi, che fornirono rispettivamente la sede presso gli annessi del santuario ed un’offerta che servì per confezionare le divise, cinque lupetti e tre squadriglie di esploratori si prepararono alla promessa. Questa fu celebrata il 27 Luglio 1924 nel cortile retrostante il santuario della Marcelliana alla presenza del fondatore Pietro Visintini e dei Padri Spagnoli, in particolare il Priore e p. Giuseppe Mananet che sarà il primo assistente del gruppo. A far festa c’era anche il reparto di Muggia sempre legato da fraterno affetto attraverso l’esempio dei capi. Le squadriglie presero il nome di Aquile con Capo Squadriglia Aldo Spitalschi, Falchi con Capo Squadriglia Antonio Pacor e Leoni con Capo Squadriglia Duilio Cerigioni; il Capo dei lupetti era Arrigo Tuti. Il gruppo ASCI Monfalcone I ebbe la sua fiamma azzurra con bordo bianco, colori che furono e sono tuttora del fazzolettone scout del gruppo AGESCI Monfalcone I.
Il gruppo si pose sotto la protezione di San Michele, su consiglio dei padri Spagnoli stessi, senza alcun riferimento all’oratorio San Michele che si stava costruendo in quegli anni, ma con esplicito riferimento all’Arcangelo Michele grande esempio di lotta contro Satana. Gli inizi non furono facili sia per le difficoltà interne che esterne: nel 1925 i padri Spagnoli lasciarono il santuario, la sede era diventata troppo piccola, ed inoltre il clima diffuso di oppressione legato al consolidarsi della dittatura fascista non lasciava posto alla libera iniziativa né tanto meno alle associazioni di carattere ecclesiale o religioso viste come rivali. I sostenitori del gruppo nel periodo ’25-’27 sono stati don Ferdinando Tonzar, distaccato da Sant’Ambrogio nella curazia del santuario rimasta sguarnita di sacerdoti, Giovanni Bullesi, giunto a Monfalcone dal Pola I dopo aver avuto contatti con il Roma 3 e Giovanni Marassi, pure giunto a Monfalcone dal Pola I, uniti a Matteo Radossi, Bruno Franceschini e Piero Visintini. L’autoscioglimento avvenne il 30.1.27, senza aspettare la soppressione di forza prevista dal decreto regio 9.1.27 n.5 per i centri inferiori a 20.000 abitanti: alla Messa di quella domenica per l’ultima volta furono indossate le divise e portati in pubblico fiamma e guidoni. Incominciava così la vita delle nostre Aquile Randagie che se non continuarono a ritrovarsi nella clandestinità come le celebri Aquile Randagie lombarde tuttavia custodirono e coltivarono il seme dello scoutismo attraverso gli oggetti, i segni e le traduzioni dei testi che erano riuscite ad avere, affinché, avvicinandosi tempi migliori, tutto ciò potesse dare buoni frutti.[…]